giovedì 1 agosto 2013

Appello di Lucarelli Presidente del comitato nazionale “Viva la Costituzione”


Appello di Lucarelli: per difendere la Costituzione facciamo un fronte comune

Gli appelli a difesa della Costituzione, pur con sfumature diverse, sono omogenei nei contenuti e negli obiettivi e sono promossi da persone che hanno lavorato insieme e continueranno a farlo. Penso ovviamente alla costituente dei beni comuni e alla convenzione per la democrazia costituzionale iniziative che mi vedono coinvolto dalla fase fondativa.
Contenuti, obiettivi ed orizzonti comuni: la difesa della Costituzione non soltanto delle sue procedure, della sua architettura costituzionale, ma soprattutto dello Stato sociale, del principio di eguaglianza sostanziale, la grande novità da Weimar in poi nel panorama del costituzionalismo moderno.
Rendere chiaro a tutti che la deroga all’art. 138 non è questione di
procedure!
Rendere tutto ciò accessibile come si fece nel 2006 girando l’Italia come forsennati e nel 2010-2011 con i referendum contro il saccheggio dei beni comuni.
Comunicare in maniera chiara e diretta che la deroga all’art. 138 della Costituzione è un attacco alla democrazia parlamentare, alla sovranità popolare, alla democrazia partecipativa, allo Stato sociale.
Trasferire conoscenze (sapere collettivo), demolire le elites del sapere… così si è vinto nel 2011.
Personalismi, protagonismi, primogeniture di personaggi anche sopravvalutati mediaticamente, hanno impedito che il progetto politico, culturale e sociale di proposta per la modifica dell’art. 81 Cost. andasse avanti. Un progetto che come sapete stava in una fase molto avanzata e che avrebbe richiesto la firma di 50.000 mila cittadini per presentarlo in parlamento.
Volevamo e vogliamo che si tolga il pareggio di bilancio dalla Costituzione e che si introduca la norma che almeno il 50% del bilancio dello Stato sia riservato allo Stato sociale.
Continuare la battaglia per un diritto pubblico europeo dell’economia che smascheri l’imbroglio che in Europa esiste soltanto il diritto della concorrenza.
Per questi motivi è necessario subito un fronte comune.
Alberto Lucarelli – Presidente del comitato nazionale “Viva la Costituzione” e docente di diritto costituzionale all’università Federico II di Napoli
 PER FIRMARE L’APPELLO SULL’ARTICOLO 138 DELLA COSTITUZIONE CLICCA QUI

mercoledì 31 luglio 2013

La Costituzione in pericolo


 "La Costituzione è davvero in pericolo". Salvatore Settis, studioso di fama internazionale e importante voce critica del nostro tempo, usa parole chiare e dure.Qui sotto il link al post


Non hanno diritto a cambiare la costituzione

Lo straordinario successo dell’appello per difendere la costituzione e il diritto dei cittadini a partecipare alla decisione per modificarla, promosso dal "Fatto Quotidiano"  porta Antonio Ingroia a riflettere su tre cose :
< La prima è che le pratiche inciuciste del governo delle larghe intese, che avrebbero potuto determinare scorata rassegnazione e crescita della disaffezione per la politica, stanno creando invece un effetto eguale e contrario. I cittadini raddoppiano la loro richiesta di partecipazione, e lo chiedono con voce sempre più alta, forte, intransigente.
La seconda è che gli italiani, seppure alle prese con i danni di una crisi che pagano quotidianamente sulla loro pelle in termini di asfissia economica, ingiustizia del sistema, impoverimento dei diritti, macelleria sociale, azzeramento dei servizi, appesantimento delle tasse, e tagli a cultura, istruzione e sanità, sono affezionati alla loro Costituzione. E da partigiani di una Costituzione ispirata invece a principi di solidarietà ed eguaglianza sanno bene che soltanto difendendola si può sperare di cambiare il nostro Paese. Salvare la Costituzione per salvare l’Italia e se stessi.
La terza cosa, quella più politica in senso stretto, è che tutti noi, promotori di questo appello e dei tanti altri che in questi giorni chiamano i cittadini a difendere la Costituzione, abbiamo da oggi una responsabilità in più. Trasformare le tante battaglie ed appelli in una sola voce, in un solo fronte. Un fronte unitario, costituzionale e popolare, che faccia argine con la sua forza e con il suo popolo, che è quello dei referendum per i beni comuni, contro ogni accordo di casta per stravolgere la Costituzione. Su questo colonne ieri Paolo Flores d’Arcais proponeva di organizzare una manifestazione nazionale a settembre, facendo seguito ad analoghe proposte di Sandra Bonsanti a nome di Giustizia e Libertà e di Beppe Giulietti per art.21. Non credo ci sia chi voglia piantare bandiere e rivendicare primogeniture in questa battaglia. Ognuno ha il diritto e il dovere di farsi cittadino attivo. Che si faccia un tavolo unitario delle tante sigle, associazioni, movimenti, comitati, pronti ad organizzare una grande manifestazione di piazza a settembre quando il dibattito parlamentare entrerà nel vivo e chiamiamo a raccolta i cittadini disubbidienti e partigiani della Costituzione. Un fronte ampio, inclusivo, popolare e costituzionale si può costruire ed abbiamo il dovere di farlo. Insieme. Salviamo la Costituzione per salvare il Paese.>

http://www.azionecivile.net

lunedì 29 luglio 2013

“La Costituzione stravolta nel silenzio”

 L’appello contro la riforma presidenziale

Lucarelli, Salvi, Ingroia, La Valle, Giulietti e altri chiedono una firma per fermare la procedura di modifica della Carta messa in opera dalla maggioranza delle larghe intese. Che affossa l'articolo 138, umilia i parlamentari e tiene all'oscuro l'opinione pubblica. Mentre il Porcellum resta 

QUI SOTTO IL LINK PER ANDARE A FIRMARE


L’appello a non stravolgere la Costituzione, che vede tra i promotori, oltre me e Azione Civile, costituzionalisti del calibro di Alberto Lucarelli, presidente dei comitati ‘Viva la Costituzione’, Alessandro Pace e Massimo Villone, giuristi come il magistrato di Cassazione Mimmo Gallo, esponenti di primo piano dell’associazionismo italiano come don Ciotti di Libera e giornalisti come Sandro Ruotolo e Beppe Giulietti di Articolo 21, tanto per citarne alcuni, ha quasi raggiunto le 60.000 firme on line in meno di 36 ore. E’ la risposta a chi, incurante della volontà di moltissimi italiani, sta perpetrando in Parlamento uno sfregio della nostra Carta Costituzionale. Rinnovo l’appello a continuare a firmare per fermare immediatamente, nel silenzio generale dei media, la modifica dell’articolo 138 che è la chiave della Carta. Una volta disinnescato sarà facile per questo Parlamento di nominati stravolgere in tempi brevissimi l’intero impianto della Costituzione in senso presidenzialista, addirittura avvalendosi dei suggerimenti di un organo non eletto come la cosiddetta commissione di esperti. Non saremmo riusciti in questa impresa se il nostro appello non fosse stato ospitato e fatto proprio dal Fatto Quotidiano che non possiamo che ringraziare per aver fatto da straordinaria cassa di risonanza all’iniziativa. Continuate a firmare e far girare dappertutto ‘appello e grazie davvero di cuore a tutti.
Antonio Ingroia

mercoledì 17 luglio 2013

La parola al presidente nazionale di "Viva la Costituzione" Alberto Lucarelli





Mi soffermerò velocemente su tre punti potrei affrontarne tanti altri: parlo ovviamente di attacchi alla Costituzione (presidenzialismo di fatto, violazione dell’art. 138 Cost, conflitto di interessi, sistema elettorale, violazione dei diritti dei lavoratori ed emarginazione di tutti i soggetti deboli donne, migranti, giovani, studenti, anziani) ma mi soffermerò su:
1. Sovranità statuale vs. sovranità popolare (artt. 1, 49, 50, 71 II comma 75). Parlo ovviamente dell’odioso monopolio della rappresentanza a danno delle altre forme di democrazia. Mi riferisco ovviamente alla democrazia partecipativa, alla democrazia diretta, alla democrazia locale, alla democrazia di prossimità.
2. Funzione sociale della proprietà; ruolo e funzioni della proprietà pubblica e quindi sul tema delle privatizzazioni, della nozione giuridica di beni comuni e loro relativa gestione (artt. 42 e 43 Cost.)
3. Pareggio di bilancio. Dimostrare come con la rapidissima e silenziosa approvazione della legge costituzionale di modifica dell’art. 81 C. – mi riferisco ovviamente all’introduzione in Costituzione del pareggio di bilancio – la rappresentanza politica abbia mostrato la sua lontananza dai rappresentati.
1. La nostra Costituzione pur essendo incentrata principalmente sulla democrazia della rappresentanza lascia ampi margini attuativi ad altre dimensioni della democrazia che tuttavia negli anni sono state progressivamente frustrate e ridimensionate.
Mi riferisco alla democrazia partecipativa, diretta e locale.
Il concetto di sovranità popolare oltre a non essere stato assorbito dai nostri costituenti, nel monopolio della rappresentanza – mi riferisco in particolare agli artt. 1 e 2 Cost., si basa su un protagonismo delle comunità che non possono e non devono, secondo il superato (strumentalizzato) concetto di società civile, trovare spazio e soddisfazione soltanto all’interno dei partiti (proiezione appunto di una visione chiusa e corporativistica della società civile).
E qui, lasciatemi dire, da troppo tempo, è necessario riempire di contenuti la nozione “metodo democratico” di cui all’art. 49 – per arrestare le degenerazioni interne ed esterne del sistema partitocratico – ed è necessaria una riforma del sistema elettorale in senso proporzionale, così come vuole- implicitamente- la nostra Costituzione, al di là della strumentale dicotomia tra democrazia governante e democrazia di indirizzo.
Non immagino una contrapposizione tra democrazia della rappresentanza e democrazia della partecipazione ma la rappresentanza si può soltanto migliorare, dal punto di vista qualitativo, se lascerà spazio alla partecipazione.
Alcune proposte immediate:
a. Riforma della legge del 1970 attuativa dell’art. 75 Cost. che abbassi i quorum di validità (50% più uno degli aventi diritto) ed elimini troppi limiti contenutistici posti dalla giurisprudenza della Corte costituzionale.
b. Modifica dei regolamenti parlamentari. Dare piena effettività all’art. 71 comma 2 Cost., precedendo un percorso privilegiato per le proposte popolari nell’iter legislativo;
c. Dare effettività all’istituto della petizione nell’iter legislativo, anche attraverso la modifica dei regolamenti parlamentari;
d. Implementare gli istituti referendari a livello di democrazia locale: penso a referendum approvativi, abrogativi e non soltanto consultivi e propositivi.
e. Vigilare che la Convenzione di Aarhus in materia ambientale e di gestione del territorio sia rispettata in tutte le sue forme da parte dello Stato, regione ed enti locali, annullando tutte le procedure difformi. Informazione-trasparenza, partecipazione ed accesso alla giustizia devono costituire, tra l’altro i principi ispiratori di tutte le politiche pubbliche e dell’azione amministrativa.
2. Dopo i processi di privatizzazione selvaggia e forzati, si è posta sempre con maggior forza la necessità di introdurre nell’ordinamento giuridico la nozione di bene comune, anche in attuazione degli artt. 42 Cost e 43 Cost.
Beni estranei alle logiche del mercato e del profitto. Beni inalienabili, inusucapibili ed inespropiabili – si pensi al patrimonio naturale e culturale ma non solo, anche alle infrastrutture ed a tutto il sistema delle reti
Beni prevalentemente pubblici – ma non solo- per i quali piuttosto che il rapporto tra dominus e bene, prevale il rapporto tra bene e fasce di utilità, tra bene e diritto di accesso e godimento.
Beni di appartenenza collettiva, per i quali il dominus pubblico viene limitato del suo potere di disponibilità in quanto ne deve garantire soltanto l’accessibilità e la fruizione, attraverso la costruzione di un governo pubblico partecipato; nel pieno rispetto ed attuazione dell’art. 43 Cost che appunto parla di gestione di servizi pubblici essenziali affidati per l’appunto a comunità di lavoratori e di utenti.
In questo senso occorre uscire dalla logica individualistica, escludente ed egoistica della proprietà. Lo si sta facendo, e non solo, con la Costituente dei beni comuni.
3. Terzo punto e chiudo, anche se bisognerebbe parlare di Europa ma lo faremo in altre occasioni, il pareggio di bilancio in Costituzione.
Costituzionalizzare il pareggio di bilancio ha significato limitare le decisioni di spesa del Parlamento e del governo, ma anche delle autonomie locali, soprattutto dei Comuni.
Un vero e proprio attacco allo Stato sociale. Con tagli di circa 50 mld annui per 20 anni.
I diritti sociali e i diritti civili dei cittadini non potranno essere garantiti: il funzionamento della scuola, degli ospedali, della giustizia, della sicurezza sono subordinati al vincolo del pareggio.
Nella nostra Costituzione, prima della modifica dell`art. 81 C. il fine ultimo dell’ordinamento giuridico era lo Stato sociale in cui all’uguaglianza formale si affiancava quella sostanziale.
Tale principio è stato il vero elemento caratterizzante la democrazia del nostro Paese nel dopoguerra, principio da considerare tra quelli supremi che la Corte costituzionale ha sottratto alla stessa funzione di revisione costituzionale nonché alla prevalenza del diritto comunitario sull`ordinamento interno.
Se si modifica tale principio si modifica il sistema costituzionale: si esercita potere costituente che però è del popolo e non del Parlamento.
Ciò è quanto si è verificato con la modifica costituzionale e prima ancora con la subordinazione delle politiche economiche ai principi comunitari attraverso la legislazione ordinaria.
La proposta è la seguente: da subito presentare in Parlamento un disegno di legge ad iniziativa popolare per la modifica dell’art. 81 Cost.: eliminare il pareggio di bilancio e dire che almeno il 50% della spesa pubblica deve essere riservata a finanziare i diritti sociali.
Reagire alla forte compressione della capacità delle autonomie locali, rese di fatto incapaci a far fronte alle funzioni che la Costituzione assegna loro (art. 118 C.), e che prevede che siano integralmente finanziate con le risorse indicate nello stesso testo dell’art. 119 C.
Ciò, in particolare, ha determinato una violazione del principio autonomistico degli enti locali, di cui all’art. 5 C., ripreso anche dall’art. 114 C.
La legge costituzionale che modifica l’art. 81, accogliendo con le tipiche ambiguità italiane i vincoli comunitari per gli Stati, parallelamente modifica anche l’art. 119 C., ove il comma 1 è così sostituito: «I Comuni, le province, le città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa, nel rispetto dell’equilibrio dei relativi bilanci, e concorrono ad assicurare l’osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea».
In sostanza, si costituzionalizza il patto di stabilità interno, che Napoli di recente ha derogato e la Corte de conti gli ha dato ragione.
Reagire con l’istituto dell’obbedienza civile, ogni qualvolta norme ragioneristiche impediscano il soddisfacimento di diritti fondamentali.
Alberto Lucarelli – Presidente del comitato nazionale “Viva la Costituzione” e docente di diritto costituzionale all’università Federico II di Napoli

mercoledì 10 luglio 2013

10 luglio 2013








10 luglio 2013 nasce il Comitato Maremmano di 
"Viva La Costituzione"